Notizie storiche su Morino Vecchio raccolte da Giovarruscio Alessandro
Fonti : Catasto Onciario Università di Morino 1737
Una Madonna senza volto – Associazione Cauto – Mons. Dionigi Antonelli
Valle Roveto nella geografia e nella storia – don Gaetano Squilla
Racconti orali degli abitanti di Morino
I primi cenni storici su Morino compaiono in un documento datato 1089: si tratta della donazione della Chiesa di S. Pietro ,“ posta nel territorio di Morino” , al Monastero di Montecassino; l’atto di donazione reca il nome di Ratterio di Antena, un nobile di Civita D’Antino.
Originariamente (presumibilmente durante l’ Età del bronzo) (1), Morino fu una piccola città fortificata, appartenente al gruppo italico di provenienza “safina” (2) ; dal V sec a. c. fu inglobata nel nascente stato federale dei Marsi.
Sicuramente risentiva molto dell’influenza della vicina ed importante Antinum, città Marsa e, successivamente, Municipio Romano. Infatti molti cittadini di Antinum avevano costruito, nel territorio di Morino, Ville e case rurali molto simili alle odierne fattorie.
In seguito, presso una di quelle ville - probabilmente la più importante - sorse un granaio per la raccolta dei prodotti agricoli della zona, appartenente ai monaci Certosini di Trisulti. Era la Villa di Morino che gradualmente prese il nome di Grancia.
L’abitato di Morino subì, nel corso dei secoli medievali un incastellamento che è poi stato quasi completamente assorbito dall’espansione del paese stesso. Tre erano i punti di accesso principali, chiamati con il nome delle porte dell’incastellamento menzionato:
- la porta vecchia in direzione Grancia
- la porta Cerrito
- la porta S. Rocco.
Le chiese presenti all’interno del paese erano la chiesa parrocchiale di S.Maria, la chiesa sepolcrale di san Rocco, posta fuori dall’abitato, e la Chiesa dei SS Filippo e Giacomo che ancora non è stata individuata.
Negli ultimi decenni del 1800 a Morino vi era un’osteria, una rivendita di vino, un frantoio, un convento di Suore del Preziosissimo Sangue con una scuola femminile, l’unica a quel tempo nella zona; c’erano forni e una fornace per “cuocere” alce e mattoni.
Gli abitanti erano poco più di mille (1185) nel 1871 ed erano per la maggior parte “braccianti”; vi erano, inoltre, figure “professionali” come il ferraro, il falegname, il tirozzaro, l’orologiaio, il maestro d’ascia, l’arcaro, il cascinaro, il molinaro, lo scifaro, il cassaro, il canalaro, la levatrice (o mammina) etc…
Le strade del paese erano indicate come Capocroce, il torrone, la fornaca, Cimacastello, Murrutto, Piedi la terra, Via di porta Cerrito, il forno, il sopporto, il borgo etc.(3)
Nel corso degli anni si verificarono numerose calamità : guerre, pestilenze e terremoti che determinarono la morte di una gran parte degli abitanti di Morino . All’inizio del XX secolo vi i fu una massiccia emigrazione verso le Americhe, soprattutto in Argentina.
All’alba del 13 gennaio 1915 il paese fu scosso dal terribile terremoto della Marsica checausòò la morte di 113 persone( 3 delle quali non furono mai ritrovate), nonché la distruzione di buona parte del paese.
Chiesa di Santa Maria Bambina
Chiesa in stile romanico, lunga 32 mt e larga 16,8 mt, è suddivisa in cinque campate più due occupate dalla zona presbiterale e dall’Abside.
Probabilmente databile attorno al mille, essa fu oggetto di varie modifiche e restauri, nel corso dei secoli. Le mura sono di fattura povera ,con pietre locali.
Nelle quote inferiori è rimasto l’abside coperto con volta a catino e sotto la navata sinistra vi sono alcuni locali di cui s’ignora la destinazione d’uso.
A destra dell’abside restano le mura della canonica su più piani.
Il campanile, costruito attorno al XIII-XIV secc., era inglobato nella chiesa e misura 4,50 mt di lato ed è alto da 11 mt a 15,50 mt.
Chiesa sepolcrale di San Rocco
La chiesa - databile attorno al XV-XVI secolo - si trovava “fuori le mura”, cioè all’esterno della recinzione muraria che circondava il paese: la chiesa, infatti, veniva usata per le sepolture dei morti nelle voltine sotto pavimentali, prima che si cominciasse a seppellire lontano dai centri abitati. E’ noto che i cimiteri furono costruiti solo a partire dall’editto Napoleonico nel 1806.
I cadaveri venivano gettati nelle camere sottostanti, dalle botole del pavimento.
Vi erano quattro cripte: una per gli ecclesiastici, una per le vergini, una per i bambini e una comune.
Convento delle suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue
Nel Novembre del 1841 le Suore, guidate da Santa Maria de Mattias, fondatrice dell’Ordine religioso delle suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue , apriva la Casa di Morino nella quale veniva istituita la prima scuola femminile della zona.
Si trascrive una interessante testimonianza al riguardo da
G. MUSOLINO, Storia religiosa di Civitella Roveto, Sora (FR), Corsi, 2006.
“…All’arrivo delle suore a Morino però, il convento, che l’abate Felice Finocchi si era impegnato a costruire per loro a sue spese, non era ancora ultimato e il comune non sembrava più disposto a corrispondere alcuna retribuzione alle religiose. La comunità venne perciò ospitata per qualche tempo nella casa di don Finocchi e visse di carità; ma, nonostante Montieri avesse tentato tutti i mezzi, affinché riscuotesse uno stipendio regolare, sembra continuasse a versare in una condizione di indigenza.
Eppure, non fu possibile chiudere l’istituto per la forte opposizione della popolazione: altro particolare rilevante, in grado di fornirci la misura del gradimento popolare acquisito da queste religiose mediante la loro opera.
Lo stesso vescovo di Anagni aveva reclamato la chiusura della scuola di Morino, viste le difficoltà in cui si trovava, ma aveva incontrato l’opposizione della fondatrice,la quale difendeva l’autonomia del proprio istituto in una lettera del 17 maggio 1850.
[…]Mons. Montieri Vescovo di Sora, fece venire dalla casa di Morino due Religiose dell’Istituto nostro, suor Maria Carlucci fu Gianfrancesco di Marano di S. M. e suor Giustina Pilotti di Patrica, ciò fu ai 17. 12. 1852[…]”
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Note
1 – Periodo preistorico compreso tra il 2300 e il 1000 a.C. , in base alla cronologia italiana, (v. Enciclopedia, Treccani.it)
2- Con il termine di "Safini" (3) intendiamo infatti riferirci a quelle genti italiche che si radicarono nel centro e nel sud della penisola dopo la frattura sociale dell’originario gruppo umano umbro-osco, momento con il quale le due parti della stessa etnia indoeuropea, penetrata nella penisola probabilmente tra il VII ed il V millennio a.C., indirizzarono diversamente la loro economia sociale e la diffusione antropica.
M. Cavalluzzo e L. D’Amico: L’Italia Safina. Dalla Preistoria alle Forche Caudine, Rieti, 2009
3- nota esplicativa dei termini :
Borgo
Erano le case matte nate intorno all’antico incastellamento.
Fornaca
Si riferisce all’antica presenza in questo luogo di un forno per la calce e forse per i mattoni da costruzione.
Torrone
In questo luogo vi era una torre di avvistamento
Piedi la terra
Con il termine “terra” si indicava il centro dell’abitato dentro le mura, infatti altri toponimi indicano “dentro la terra” e “dietro al terra”.